I Love Capra, un estratto




Ticchettii, e canto notturno di uccello


Di come venisti barcollante
Quel meriggio estivo
Gettando la moto nell’erba alta per proseguire carponi
Dove i tuguri di cenere esondanti
Niuno attendono.
Venisti a chiedere pace, misericordia
Per tutti i ricordi andati, naufragati, partiti 
Roba confusa di luci e sferzate d’ombra sui muri
Scrostati 
Con tende alle porte di casa
E vie deserte di canicola dove la biscia fugge
Non vista.
La terra riarsa da settimane è rimestata per fare posto
A nuove lettere d’ottone
Che si, come denti marci
Anche quelle cadranno.
E nessun accenno a quelle cose da sistemare
(nulla dicesti)
Al labirinto del topo dove passi le nottate
A rincorrere, grattare svelto (occhi lustri, spietati)
Scavando buche, spezzando unghie
Accumulando credito per la guerra totale (ti vedo dall’alto
nella linea del tramonto
sotto nubi nordiche
in balia di gelide ondate 
sollevare il capo 
e restare lì, immobile, stranito).
Gli amici sono fuggiti
Andati verso sud a comporre nenie, vendere hotdog
Impazzire.
Niente più serate, bicchieri di rosso e tovaglie a quadri
Niente più nicotina, spalle nude o biglie da spingere (il furgone è acceso, giù in strada).
E così rimanesti, per un po’
Prima che l’odore d’alghe, acqua marcia, cantina e fiori finti nuovamente
E denti stretti e crepitio di ghiaia
E la tua schiena ad affondare nell’orizzonte, nuovamente.
Così
Prima che la sera e l’odore di grano e terra bagnata
E quegli sciami di uccelli a bucare l’aere (ricordi?)
Pigolare, squittire, torcersi 
Non dare tregua.


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LightBlue Copyright 2012 Paolo Mazzolari